Ahmed Douma libero. Finalmente

Ahmed Douma è libero. Fuori dalla galera in cui, come prigioniero di coscienza, ha trascorso gli ultimi dieci anni della sua vita. Prigioniero di coscienza per le organizzazioni che in tutto il mondo si occupano di diritti umani e di libertà di espressione, come Amnesty, Pen International e le altre 34 sigle che, non più tardi del dicembre 2022, avevano firmato una precisa richiesta alle autorità egiziane. Richiesta di liberare Ahmed Douma perché “arbitrariamente detenuto” per il suo attivismo e per il suo ruolo di guida nella rivoluzione egiziana.

Un poeta, uno scrittore, un attivista in carcere. Ce ne sono decine di migliaia, in Egitto, secondo la denuncia di quelle stesse organizzazioni per i diritti umani che da oltre un decennio stigmatizzano non solo il comportamento delle autorità egiziane, ma anche quello dei paesi che non pongono la questione dei diritti umani come centrale nelle relazioni bilaterali e internazionali con il Cairo. Un poeta, Ahmed Douma, e un uomo dal coraggio raro, a giudicare dai racconti che nel corso di questi dieci anni sono stati fatti da chi l’ha frequentato in carcere, ne ha condiviso la cella, ha raccolto i racconti. Cosa faceva Ahmed Douma? Difendeva i diritti dei detenuti mettendo in gioco la sua stessa incolumità. Difendeva soprattutto i più giovani e indifesi, e per questo ha subito – dicono i racconti usciti dal carcere di Badr – pestaggi e intimidazioni.

Per generazioni di ragazzi egiziani, la generazione protagonista della rivoluzione del 2011 e le successive, Ahmed Douma è una figura iconica. Il suo sorriso reiterato, fuori e soprattutto nelle aule di tribunale, è divenuto il simbolo della sua personalità, del suo ruolo nella “piazza rivoluzionaria” che è andato oltre lo spazio e il tempo, conchiuso tra il 2011 e il 2012. Lo ha testimoniato, non più tardi dello scorso luglio, lo stesso Patrick Zaki, che con Ahmed Douma ha condiviso la cella e che ha definito due persone come suoi mentori. Douma e Alaa Abd-el Fattah, a buon diritto il Gramsci arabo, dopo la pubblicazione del suo libro che raccoglie gli scritti fuori e dentro il carcere.

Douma e Alaa sono accomunati da questo ruolo involontario, definito così da molti tra coloro che hanno partecipato alla rivoluzione. Dopo il golpe del 2013 e la (ri)presa del potere da parte del regime egiziano, il loro destino è apparso dunque subito segnato. Hanno condiviso il destino di una carcerazione ingiusta. Per Ahmed Douma, senza neanche un giorno di libertà, seppur vigilata.

Con Alaa Abd-el Fattah, peraltro, Ahmed Douma è l’autore di un testo incredibile, a mio parere il più commovente di “Non siete stati ancora sconfitti”, i quaderni dal carcere di Alaa (hopefulmonster editore, con la traduzione di Monica Ruocco, che della notizia di oggi sarà strafelice come me. Due anni fa, di questi giorni d’agosto, proprio di questi giorni d’agosto, Monica traduceva il libro con una dedizione e una cura rare).

Il testo di Douma e Alaa si intitola “Graffiti per due”, mette assieme le poesie di Douma e il contrappunto in prosa di Alaa, un testo scritto di notte nel 2014, prodotto nel carcere di massima sicurezza di Tora, al Cairo,urlando da una cella all’altra, due celle poste dai carcerieri egiziani all’inizio e alla fine del braccio, proprio perché Alaa e Douma non si potessero parlare. Ed è per questo che i due – scrittori, intellettuali, rivoluzionari – si scusano con i compagni di detenzione.

Dicono:

“Ci scusiamo con i lettori per qualsiasi incertezza o incoerenza presenti neltesto, dovute alle circostanze in cui è stato scritto. Non è stato facile, per chi è abituato alla messaggistica istantanea dei cellulari e delle tastiere, affrontare un processo di scrittura lungo due settimane, realizzato con carta e matita e (per lo più) in solitaria. Oltretutto, nessuno di noi ha mai potuto dedicare del tempo alla revisionedel testo completo.
Ci scusiamo anche con i nostri colleghi della Sezione A, la sezione detenuti politici del carcere di Tora, per quanto hanno dovuto sopportare, con un poeta rinchiuso nella prima cella e un blogger rinchiuso nell’ultima che cercavano di collaborare. Entrambi hanno preferito discutere il loro testo urlando durante la notte, piuttosto che utilizzare le poche ore di esercizio all’aria aperta.
In questo testo abbiamo cercato di esprimere la nostra gratitudine a quanti hanno dissolto la solitudine delle nostre celle con il loro amore e la loro cura, oltre alla nostra profonda fiducia in una generazione che ha rifiutato di mettersi in fila per ottenere un posto alla tavola dell’Autorità. Commetteremo una negligenza se< non ringraziassimo anche l’Autorità: se non fosse stato per la nuova “vernice” che ricopre i muri delle celle, non avremmo trovato lo spazio per pensare e disegnare.

Ecco alcuni versi, che oggi – dopo la liberazione di Douma – assumono anche un altro valore, oltre a quello di essere stati in un posto da cui le nuvole, spesso, neanche si vedono.

Il tuo palazzo
non è abbastanza grande per i miei sogni
e la prigione
è pura assurdità.
Hai mai visto
una nuvola
in movimento chiedere il permesso?

Qualche parola sulla foto di gruppo. Ritrae un pezzo, molto piccolo certo, ma importante della “meglio gioventù” egiziana. Il resto, della meglio gioventù egiziana è in galera o in esilio. È  riunito, sorridente, attorno ad Ahmed Douma, l’amata figura iconica della rivoluzione di Piazza Tahrir. Un poeta, un poeta rivoluzionario, sulla scia dei grandi poeti rivoluzionari e popolari egiziani. Un nome su tutti: Ahmed Fouad Negm, il poeta della strada ma anche della sua terrazza sotto il cielo stellato del Cairo.

Ricordiamocelo, quando parliamo di libertà. Queste foto sono un conforto, una carezza, e allo stesso tempo un monito. La libertà non è mai per sempre. Ricordiamocelo.